24 Nov Responsabilità civile professionale degli avvocati: occorre la prova

Con sentenza n. 23209/2015 del 13.11.2015, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale in materia di responsabilità civile professionale degli avvocati.

In particolare, la Corte di Cassazione ha rilevato come non può essere indennizzato l’avvocato, in forza dalla polizza contratta per il rischio per la responsabilità civile professionale, quale non fornisca rigorosa e puntuale prova del nesso eziologico tra la propria negligenza ed il danno arrecato ai clienti e cioè a dirsi che il legale che non riesce a fornire prova che senza il suo errore il proprio assistito avrebbe vinto la causa, non può essere indennizzato dalla polizza contratta per il rischio per la responsabilità civile professionale.

La pronuncia prende spunto dall’azione giudiziaria promossa da un avvocato nei confronti della propria compagnia al fine di vedersi indennizzato delle somme tutte dallo stesso corrisposte ai suoi clienti, a causa di un errore in cui era incorso per non aver, in particolare, formulato richieste istruttorie in un giudizio per l’accertamento dell’obbligo del terzo.

Tuttavia, il giudice di merito, rigettava integralmente la domanda promossa dal legale rilevando come nella fattispecie di cui trattasi, la polizza assicurativa per la responsabilità civile professionale poteva ritenersi operante solo ed esclusivamente qualora il legale avesse dimostrato che una diversa condotta professionale dallo stesso posta in essere avrebbe comportato per i suoi assistiti una diversa e più favorevole decisione.

Detta pronuncia richiama quanto già più volte esposto dalla giurisprudenza di merito e cioè che occorre dare rigorosa prova del nesso eziologico fra la condotta negligente e/o imperita ed il danno, tramite una valutazione positiva, compiuta ex ante, per cui, a fronte del comportamento dovuto, il cliente avrebbe conseguito il riconoscimento delle proprie ragioni o, comunque, effetti più vantaggiosi.