01 Giu Franchising: una leva per l’internazionalizzazione

Il franchising, strumento sempre più  diffuso nel corso degli ultimi anni, sembra essere tra l’altro, uno degli strumenti che hanno maggior appiglio all’estero in tema di sviluppo del business e internazionalizzazione d’impresa.  

Nel dettaglio adottando il sistema franchising, il proprietario di un marchio concede il diritto alla commercializzazione dei propri beni e servizi, nonché il proprio know-how, ad un’impresa terza affiliata.

Alcune imprese italiane, infatti, hanno fatto dell’affiliazione commerciale uno dei  loro punti di forza e una leva per il loro sviluppo in nuovi mercati; altre imprese, trovano nel franchising un’opportunità sostenibile per portare e consolidare all’estero il proprio marchio ottenendo successo e importanti ritorni commerciali senza necessariamente affrontare investimenti, che al contrario del franchising, risulterebbero più impegnativi ed onerosi, come nella fattispecie modalità di internazionalizzazione più dirette (Investimenti Diretti all’Estero – IDE).

L’impresa italiana, spesso di medie e piccole dimensioni, beneficia adottando questo strumento, della possibilità di costruire una rete commerciale estera con investimenti ridotti; è evidente, inoltre,  l’interesse di imprenditori esteri verso il franchisee italiano per l’opportunità di avvalersi di brand che incorporano nei loro prodotti, e nei valori associati ad essi, l’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo del Made in Italy.

Si tratta,  quindi, di un obiettivo vantaggio per l’azienda italiana, che non dovrà impiegare forme ingenti di capitale, ma valorizzare il proprio brand all’estero, far valere l’eccellenza del proprio prodotto, ma soprattutto valorizzare quel know-how e quel modello produttivo che dovranno essere esportabili ed adattabili al mercato di riferimento.

Il valore più aggiunto non sarà quindi incentrato solo sul prodotto, ma su un insieme di competenti che porteranno ad business vincente, che si comporrà di 5 punti chiave:

  1. Marchio
  2. Prodotto/servizio
  3. Know- how
  4. Esportabilità del modello produttivo / organizzativo
  5. Adattabilità del prodotto servizio al mercato di riferimento

Secondo il Rapporto Assofranchising Italia 2015, abbiamo assistito, nel corso dell’anno passato, ad una costante crescita dei franchisor attivi in Italia, pari a circa 950. Dai dati contenuti nel report, condotto in collaborazione con l’Osservatorio permanente sul franchising, emerge che il giro d’affari del settore si attesta a 23,3 miliardi di euro, ovvero circa l’1% del Prodotto interno lordo (PIL) italiano. Nel 2015 sono aumentati tanto i punti vendita – adesso oltre quota cinquantamila (+0,8% su base annua) – quanto gli occupati (ora a 190mila), che sono tornati a crescere dopo la leggera flessione del 2014.

I buoni risultati conseguiti sul mercato italiano sono stati, con tutta probabilita’, le leve che hanno spinto i franchisor italiani ad esportare il proprio marchio anche oltre confine: quelli con almeno tre punti vendita attivi all’estero sono 164 (+4,5%). Mentre è ancora più consistente l’aumento del numero dei punti vendita dei franchisor italiani all’estero (+11%).

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