12 Giu Che cosa è una blockchain? Definizione e cenni storici normativi
La blockchain, termine che deriva dall’unione delle parole block (blocco) e chain (catena ), è un database distribuito decentralizzato strutturato come un catena di blocchi, contenenti transazioni, correlati tra di loro secondo un principio cronologico e la cui integrità è assicurata da un sistema di algoritmi e regole crittografiche.
I dati, una volta inseriti all’interno dei blocchi, non possono più essere modificati retroattivamente senza che vengano invalidati tutti i processi successivi e ciò implicherebbe il consenso della maggioranza del sistema. Ogni record viene memorizzato in modo da includere una quota di informazioni che fanno capo alle informazioni precedenti, questa connessione rende virtualmente impossibile l’alterazione senza che essa sia immediatamente visibile a tutta la rete.
A loro volta i blocchi per entrare a fare parte della catena vengono sottoposti a un processo di validazione che si basa sul principio del consenso distribuito, consenso che rende superflua la figura di un supervisore che ne assicura la legittimità.
La blockchain è quindi un registro decentralizzato basato sul principio della fiducia distribuita che, grazie alla sua innovativa configurazione, non necessita di un terzo potere che ne garantisce l’incorruttibilità perché è la sua stessa natura a tutelarla.
Cenni storici e normativi
Un primo accenno alla piattaforma blockchain appare nel 2008 nel “Bitcoin design paper”, il White Paper all’interno del quale Satoshi Nakamoto (pseudonimo la cui vera identità resta ancora sconosciuta) spiega la sua idea di moneta virtuale governata da algoritmi: il Bitcoin.
L’obiettivo era quello trovare una soluzione ad alcuni problemi connessi al sistema decentralizzato dei pagamenti che Nakamoto risolve tramite la progettazione di una piattaforma distribuita su un network peer to peer dove i nodi agiscono contemporaneamente da fruitori e distributori di informazioni.
L’anno successivo viene creato il Genesis Block, ovvero il blocco iniziale della Blockchain Bitcoin. L’interesse per ciò che si nasconde dietro la criptovaluta, ovvero la tecnologia blockchain, inizia a manifestarsi tra il 2014 e il 2015 quando altre piattaforme come Ethereum e Ripple attingono al principio su cui si fonda per creare smart contract o per facilitare il pagamento interbancario in valute differenti.
La tematica blockchain inizia a diventare, così, un tema di interessa mondiale e a richiamare l’attenzione anche di molte copertine, ricordiamo la prima pagina dell’Economist del 2015 dal titolo “The trust machine. How the technology behind Bitcoin could change the world”. Nello stesso anno la Linux Foundation lancia il progetto Hyperledger per lo sviluppo collaborativo di blockchain mentre nel 2016 un pool di banche, R3, rilascerà la sua Distributed Ledger chiamata Corda.
Da questo momento in poi l’idea di blockchain si emancipa dalla moneta virtuale e dalla Blockchain con al “B” maiuscola (legata principalmente al Bitcoin) inizia ad assumere un ruolo da protagonista come “tecnologia blockchain” applicabile in tutti quei processi decentralizzati di scambi di beni in rete che presuppongono, per essere ritenuti validi, affidabilità e incorruttibilità.
In Italia approda nel 2017 ma solo in fase embrionale con la partecipazione di Unicredit e Intesa San Paolo alla sperimentazione del Global Payment Innovation di SWIFT, a cui seguirà la nascita di SiaChain, la piattaforma lanciata da SIA e la sperimentazione della tecnologia blockchain applicata al processo di spunta interbancaria da parte di ABI Lab.
La caratteristica di transnazionalità della blockchain rende complicata una regolamentazione unilaterale da parte di un singolo Stato soprattutto se si vuole applicare l’approccio tipico dei sistemi basati sul controllo diretto degli appartenenti della catena.
A livello normativo possiamo fare riferimento alla “Risoluzione del parlamento Europeo del 3 ottobre 2018 sulle tecnologie di registro distribuito e blockchain: creare fiducia attraverso la disintermediazione (2017/2772(RSP))”, con cui si invita la Commissione a collaborare con gli Stati membri al fine di garantire la certezza per gli investitori, cittadini e utenti, attivi e passivi, promuovendo contemporaneamente l’armonizzazione all’interno dell’Unione e valutando di inserire un passaporto europeo di progetti basati sulle DTL (Distributed Ledger Technology) sottolineando che “qualsiasi approccio regolamentare nei confronti della DLT dovrebbe essere favorevole all’innovazione, consentire un sistema di “passaporto” ed essere improntato ai principi di neutralità tecnologica e neutralità dei modelli aziendali”.
Lo scopo della Risoluzione è quello di sollecitare la nascita di un quadro giuridico europeo che abbia lo scopo di eliminare gli ostacoli che potrebbero nascere dalla scambio tramite DLT e favorire l’attuazione della blockchain attraverso un atteggiamento proattivo.
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