11 Mag Expo 2015: l’emergenza alimentare e la sfida italiana.
Il Primo Maggio 2015 ha avuto inizio l’Expo 2015 di Milano, uno dei più grandi eventi internazionali mai ospitati dal nostro Paese. Tema dell’esposizione universale è l’alimentazione in tutte le sue forme ed i suoi potenziali sviluppi, come richiama in maniera efficace lo slogan di Expo: “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”.
Per sei mesi (fino al 31 Ottobre) Milano diventerà la capitale del buon cibo e della nutrizione: in un caleidoscopio sensoriale e multiculturale, circa 140 Paesi si confronteranno sui temi più importanti relativi all’alimentazione e al miglioramento trasversale delle condizioni di nutrimento dell’umanità. Dialogo, innovazione e creatività saranno gli strumenti principali per analizzare criticità e proporre soluzioni ai problemi di un settore portante dell’economia mondiale come quello alimentare, con influenze dirette su altre macro aree connesse, come l’ambiente.
Come ogni esposizione universale, dunque, Expo 2015 sarà una grande occasione per il Paese ospitante, nel caso l’Italia, di dare lustro alle proprie eccellenze: l’agroalimentare, infatti, rappresenta sicuramente il settore in cui il Belpaese ha una marcia in più rispetto agli altri, garantendo qualità elevata e fedeltà al proprio territorio e alle proprie tradizioni regionali.
Conosciuta in tutto il mondo, la gastronomia italiana è amata tanto quanto “imitata”: il fenomeno del cosiddetto “italian sounding” affligge il settore agroalimentare del Belpaese, causando perdite e un mancato guadagno pari a decine di miliardi di euro l’anno. E’ una triste realtà quella dell’impiego di prodotti o “formule” italiane all’estero, imitazioni più o meno riuscite di alimenti come il Parmigiano Reggiano, il gorgonzola, il prosciutto di Parma, che vengono prodotti a costi inferiori a quelli italiani, ma, servendosi dell’immagine universalmente riconosciuta del Made in Italy, vengono collocati in fasce di prezzo più elevate, abbattendo la concorrenza dell’export nostrano. A titolo esemplificativo, si stima che per il 2012 il fatturato dell’“italian sounding” sia quasi il doppio di quello dell’export italiano (dati rapporto IPERICO giugno 2014). Ciò che potrebbe rappresentare la forza economica trainante in questi anni tribolati a livello economico internazionale, diventa dunque un pericoloso boomerang che, non solo riduce gli introiti derivanti dal mercato estero, ma produce un ulteriore danno d’immagine al prodotto originale di provenienza italiana.
Se questo è il principale cruccio dei produttori italiani, non stupisce che una delle tematiche più dibattute in vista di Expo 2015 è giusto quella relativa alla sicurezza alimentare: in sostanza, sappiamo cosa mangiamo?
L’acceso dibattito su provenienza e composizione degli alimenti, ma soprattutto sulla trasparenza informativa delle aziende produttrici ha trovato nelle istituzioni comunitarie fertile sviluppo, portando nel recente passato ad una produzione legislativa notevole e dettagliata.
Tuttavia la piaga della contraffazione affligge anche questo settore merceologico in maniera preoccupante, vista la pluralità di operazioni con cui si può “falsificare” un prodotto alimentare: dalla sofisticazione all’adulterazione, sino alla “agropirateria”, ossia la contraffazione della denominazione d’origine o dell’indicazione di provenienza geografica, di cui, peraltro ”l’italian sounding” rappresenta una specificazione.
Il dilagare del fenomeno è stato dunque lo stimolo ad una reazione normativa che trova nel reg. 1169/2011 dell’Unione Europea (cui però l’Italia si è uniformata solo a partire dal 13 Dicembre 2014) il provvedimento più significativo attraverso il quale si è modificato le disposizioni relative all’etichettatura degli alimenti. Maggiore chiarezza e trasparenza informativa sono gli obiettivi della normativa, da perseguire, ad esempio, tramite l’aumento delle dimensioni dei caratteri di ogni etichetta e, ancora, con la specifica indicazione di grassi e oli utilizzati e vari allergeni contenuti nei prodotti messi in commercio.
Pare, quindi, che il vento soffi nella direzione giusta, almeno nell’ambito del vecchio continente: Expo 2015 rappresenta la sede migliore per diffondere questo modello e per migliorarne la portata grazie ad un confronto tra governi, associazioni di categoria ed aziende. Dimostrazione dell’importanza attribuita alla problematica è uno dei tavoli tematici della manifestazione, denominato “Orientamento all’etichettatura alimentare”, che coinvolge tutti gli operatori del mercato, incentivando la presentazione di progetti e proposte in tema di etichettatura dei prodotti.
Innegabile, poi, come il fenomeno della contraffazione agroalimentare in tutte le sue manifestazioni costituisca il vero fardello che impedisce il decollo delle vendite on-line dei prodotti alimentari Made in Italy, destinati per la maggiore ai mercati esteri.
In Italia, infatti, nonostante l’e-Commerce registri una progressiva crescita generale nel corso del 2014, l’agroalimentare stenta ad emergere come ci si aspetterebbe, tenuto conto dell’enorme potenziale nel settore e delle innumerevoli possibilità di business che offre il mondo dell’online.
Per queste ragioni, Ebay, il gigante mondiale del commercio elettronico, in occasione dell’Expo 2015, ha deciso di incoraggiare autonomamente le vendite degli alimenti prodotti in Italia eliminando, per le piccole e medie imprese, la commissione sulla compravendita di tali prodotti: dal prossimo 2 Aprile il colosso californiano dell’e-Commerce non tratterrà più l’8,7% del prezzo del prodotto alimentare collocato sulla piattaforma, ma continuerà a percepire esclusivamente i costi di inserzione e del negozio online, calibrati sul tipo di formula prescelta dal singolo rivenditore. In questo modo si incentiverà l’impiego del market-place digitale per eccellenza anche nell’agroalimentare, favorendo l’aumento delle vendite online in questo settore, in Italia pari all’ 1% nel 2014, a fronte, ad esempio, del 13% del Regno Unito.
Inoltre, già da tempo la piattaforma dell’e-commerce combatte la diffusione attraverso la piattaforma di digitale di prodotti contraffatti che d’italiano hanno solo il nome, in forza di un accordo siglato circa dieci mesi orsono con l’associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche ed il Ministero per le Politiche Alimentari, per la protezione dei prodotti a marchio DOP e IGP.
Scelte senz’altro coraggiose ed incoraggianti che lasciano ben sperare in un aumento significativo dell’export italiano.
E’ indubbio che l’esito e gli effetti dell’esposizione universale traccerà i contorni dell’immagine di Milano e dell’Italia agli occhi della comunità internazionale, ma, ancor più, influenzeranno in maniera trasversale l’intera economia italiana proiettandola verso nuovi mercati e nuove forme di mercato.
Una sfida difficile che suggerisce investimenti crescenti nel settore dell’alimentazione con l’impiego di risorse umane ed economiche, per non perdere l’opportunità di un palcoscenico tanto prestigioso come quello dell’esposizione universale, ove poter offrire ulteriore notorietà e rinnovato gradimento allo spettacolo dell’eccellenza agroalimentare italiana, in vista di una esportazione verso alcune direttrici ben delineate come ad esempio i Paesi del Middle-East (Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Oman).
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