Internazionalizzazione: una nuova linfa per le imprese made in italy

05 Giu Internazionalizzazione: una nuova linfa per le imprese made in italy

L’azienda italiana ha bisogno di un nuovo slancio per poter effettuare un’efficace giro di boa che gli consenta di lasciarsi alle spalle la crisi e imboccare la via dell’evoluzione. Uno slancio che può derivare da una nuova visione del business,  una visione che deve necessariamente essere a respiro internazionale. La parola d’ordine, quindi, deve essere internazionalizzazione.  Ma la sola parola non basta, e sbarcare all’estero non è così semplice come possa sembrare. Bisogna, infatti, fare i conti con giurisprudenze diverse dalla nostra, burocrazie a volte persino più complesse di quella italiana, usi e costumi che è necessario conoscere e fare propri per realizzare un’operazione di successo.

Poco è, quindi, lo spazio d’errore e non c’è posto per l’improvvisazione.  Ma è solo confrontandosi con le imprese estere e mediante un’attenta consapevolezza e conoscenza, che si può attuare un buon processo di  internazionalizzazione.

Expo 2015 è senza dubbio la miglior occasione di confronto con l’estero, grazie alla quale  le aziende italiane, potranno costruire un bagaglio di esperienze e conoscenze planetarie senza muoversi dal Bel Paese.

Ma qual è il corretto modello da seguire per l’internazionalizzazione?

Partiamo dal presupposto che solo un’impresa sana  può realizzare un’internazionalizzazione di successo.

L’azienda, infatti, intraprenderà un percorso basato sul continuo confronto con l’esterno e quindi con i propri i competitor. Punti di forza dovranno essere: l’innovazione continua e una struttura solida, flessibile e in continua evoluzione, elementi che, a volte, possono voler dire  costi di produzione più elevati.

L’internazionalizzazione non è, quindi, solo un bisogno economico di espansione dell’azienda all’estero, ma rappresenta lo sviluppo sistematico della stessa,  in quanto motivata dalla costante richiesta di innovazione: fine esclusivo non è quello di decentrare attività produttive all’estero, ma proporre il miglior prodotto sui mercati in crescita.

Prima di dare il via al processo è necessaria un’analisi attenta che possa individuare le realtà di mercato più competitive per l’azienda e implementare la programmazione delle strategie di investimento più azzeccate.

L’unione fa la forza: le reti d’impresa

L’impresa che punta sull’internazionalizzazione deve tessere sin dall’origine relazioni e confronti con altre aziende, ricercandone esperienze e risultati già conseguiti. Osservare chi ha già intrapreso con successo tale processo è una strategia  che permette di vagliare correttamente la propria posizione, migliorandone le scelte, per evitare, ad esempio, errori già commessi da altri competitor.

Puntiamo sul made in italy

L’Esposizione Universale di Milano ci dimostra quotidianamente come le nostre piccole e medie imprese non debbano essere snaturate, ma è proprio dal prodotto made in italy che si deve partire per ingranare la marcia e guardare al futuro. Il made in italy non va, infatti,  sacrificato in nome della modernità, ma va, invece, migliorato, grazie anche all’organizzazione in rete con altre imprese estere che possano aiutare a sviluppare il nostro know how per mezzo, ad esempio, di standard organizzativi più efficaci.

Le imprese che coopartecipano ad un progetto di aggregazione e che decidono di percorrere insieme un tratto della loro esistenza unendosi in un’unica entità, avranno l’occasione di cogliere la possibilità di realizzare accordi internazionali, che da soli non avrebbero, invece,  la possibilità di siglare. Questa formula aggregativa offre l’opportunità, quindi, di ottenere i benefici effetti della grande dimensione, senza tuttavia sopportarne i costi, superando, inoltre, timori e insicurezze di una realtà economica mai testata dal singolo imprenditore.

Trainati da un capo-filiera

Un particolare tipo di processo di internazionalizzazione prevede la polarizzazione tramite aziende capo-filiera. Rafforzando il legame con le imprese leader si riesce, infatti, a gestire meglio l’acquisto delle materie prime, lo sviluppo dei settori finanziari e della logistica e quindi l’accesso ai mercati internazionali. In alcuni casi l’impresa capo-filiera può anche entrare nel capitale delle “aziende- molecole” a essa legate, creando imprese a grappolo in grado di far fronte alla crisi senza perdere le varie fasi del processo produttivo.

Partecipare, inoltre,  in rete a fiere internazionali è di per sé una formula attiva di presentazione sul mercato estero, visto il non trascurabile aspetto del contenimento dei costi di investimento.

Gruppi di studio

Altro aspetto favorevole del processo di aggregazione risiede nelle azioni di verifica e studio del mercato da parte dei gruppi aziendali. Questi, infatti,  consentono la comprensione delle possibilità di sviluppo di un certo prodotto in un determinato Paese, essendo l’internazionalizzazione, prima di tutto, studio delle abitudini e conoscenza del mercato.

La chiave dell’internazionalizzazione, e quindi del successo all’estero per gli imprenditori italiani, risiede nel pieno e corretto sviluppo delle linee guida fin qui riportate.Una vera mentalità globale impone di pensare al mercato, conoscerlo e quindi investire su di esso. Infine, la cosa più importante è visitare il mercato cui si ambisce entrare, tramite ad esempio l’organizzazione di incontri che non curino solo il business ma anche l’immagine.

Il mercato, non ci cerca, siamo noi a doverlo trovare e saperne fare parte.

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