22 Apr Banchieri iraniani in Italia per affari

Dalla Turquoise, istituto privato di investimenti di Teheran, alcuni esponenti sono arrivato in Italia e in particolare facendo tappa a Roma e Milano per incontrare investitori, famiglie e la Sace e aprire una nuova porta agli affari Iran-Italia.

In un articolo de La Repubblica si riportano le affermazioni di Rouzbeh Pirouz, fondatore e presidente di Turquoise Partners: “Quello iraniano è l’ultimo grande mercato ad aprirsi, con un Pil da paese G20, un’economia simile a quella turca e molti giovani tra gli 80 milioni di abitanti – spiega Pirouz-. Da metà gennaio, dopo l’addio alle sanzioni giunto in seguito alla rinuncia al programma nucleare iraniano, la Borsa di Teheran ha guadagnato circa il 20%, e gli operatori si attendono una nuova salita dei prezzi con la seconda ondata delle privatizzazioni iniziate dal governo lo scorso decennio. Inoltre ci sono molte imprese sottocapitalizzate e con forti prospettive di crescita nell’economia iraniana, un elefante tenuto a riposo da 35 anni per l’effetto congiunto della Rivoluzione islamica e delle sanzioni occidentali”.

 

Tanti i settori che si prestano agli investimenti e ad aprire nuovi scenari nel mercato, “petrolio e gas hanno bacini immensi- spiega il presidente della Turquoise- ma le aziende del settore hanno tecnologie arretrate e mancano le infrastrutture: presto il governo riscriverà i contratti di concessione di tipo buy back, e il settore diventerà molto attraente, insieme a quello minerario che è correlato. Un altro facile spunto sono le aziende di distribuzione e consumo, che possono rivolgersi sempre più a una giovane popolazione deprivata di molti beni e servizi negli anni passati. Poi l’e-commerce, che può giovarsi di una penetrazione molto alta di internet e degli smartphone”.

 

Tra l’Italia e l’Iran i rapporti commerciali sono forti già da tempo. Fino a pochi anni fa, infatti, l’Italia era il primo partner commerciale dell’Iran, con un interscambio che, nel 2011,superava i 7 miliardi. E il futuro sembra essere proiettato verso un incremento dei rapporti, uno studio commissionato dal ministero dello sviluppo economico sostiene, appunto, che nel 2020 sarà possibile un recupero della quota italiana al livello medio precedente alle sanzioni, con un incremento di 1,5 miliardi di euro

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