18 Giu Brand reputation: che cos’è il danno dell’immagine aziendale
Un comportamento scorretto da parte di un dipendente può causare gravi conseguenze, tra cui quella del danno aziendale: questa è una vera e propria opera di infangamento della cosiddetta brand reputation di un’azienda a opera di comunicazioni negative costruite relativamente a quell’impresa. Si tratta, dunque, di comportamenti che tendono a minare la credibilità di un marchio.
Un esempio pratico può essere quello di un dipendente che approfitti delle occasioni di contatto con il pubblico per diffamare l’azienda presso cui lavora. Secondo l’art. 2105 Codice Civile, fra i vari obblighi che legano un lavoratore al suo datore di lavoro, vi è anche l’obbligo di fedeltà. Di fatti, nel caso in cui un dipendente non rispettasse l’obbligo di fedeltà, viene meno il vincolo fiduciario, una condizione che può comportare contestazione disciplinare e giungere all’azione del licenziamento per giusta causa.
Quando viene a crearsi un rapporto di lavoro tra datore di lavoro e dipendente, quest’ultimo è tenuto a rispettare una serie di obblighi che, seppure non esplicitati nel contratto, sono previsti dalla Legge. Un lavoratore è vincolato all’azienda tramite gli obblighi di diligenza, obbedienza e fedeltà: mentre i primi due sono legati esclusivamente alla condotta del dipendente all’interno dell’impresa, il terzo ricade unicamente sulla condotta del lavoratore, al quale è fatto divieto di diffamare l’impresa presso cui lavora.
Un danno aziendale può essere provocato attraverso qualsiasi condotta del dipendente che possa essere giudicata oggettivamente come comportamento sleale nei confronti dell’impresa, tale da pregiudicarne la reputazione. A tal proposito, all’obbligo di fedeltà sono legati due aspetti specifici: il divieto di concorrenza e il dovere di riservatezza. Mediante il primo viene vietato qualsiasi comportamento che sia in concorrenza con l’azienda. Per attività concorrenziali sono da intendersi tutte le azioni che entrano in conflitto con il datore di lavoro, sia durante l’orario di lavoro che al di fuori. Questo divieto non viene rispettato ogni qualvolta si crei una situazione di competizione economica con l’impresa che eroga il lavoro. Con il secondo, invece, si intende tutelare il datore di lavoro dal danno aziendale conseguente alla divulgazione o all’utilizzo di informazioni e di know how propri dell’impresa. Tutto ciò di cui il dipendente viene a conoscenza all’interno del luogo di lavoro, e che gli è necessario per svolgere le sue mansioni, non deve essere comunicato al di fuori dell’azienda. Pertanto, se gli obblighi descritti non fossero rispettati dal lavoratore, come già detto, il datore di lavoro potrebbe legittimamente ricorrere al licenziamento per giusta causa.
Il danno aziendale non è però circoscritto ai soli casi sopra menzionati: di fatti, una lesione dell’immagine aziendale può scaturire anche da un uso smodato da parte del dipendente del diritto di critica; oppure quando il dipendente, nel dedicarsi ad attività parallele e del tutto estranee a quelle dell’azienda, piuttosto che all’impiego per cui viene retribuito, opera una sottrazione del tempo lavorativo; o ancora nel caso di calunnie, diffamazioni e diffusione di fatti non veri posti in essere a mezzo internet.
Il tutto, quindi, può essere considerato nell’ottica della protezione contro questi azzardi come passo fondamentale per garantire una lunga e fruttuosa attività alle imprese.
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