17 Ott Causa di risarcimento danni: il giudice liquida solo quanto richiesto
Cassazione: 13876/2016
“Ultrapetizione: il giudice non può riconoscere all’attore che agisce in giudizio per un risarcimento del danno, una somma superiore a quella da questi richiesta, anche se si tratta di retribuzioni per il licenziamento illegittimo”.
Con la sentenza indicata in epigrafe, la Suprema Corte di Cassazione ha ribadito, il noto principio del nostro codice di procedura civile in base al quale nelle sentenze deve ricorrere la necessaria “corrispondenza tra chiesto e giudicato”; per i non tecnici del settore potrebbe sembrare uno slogan ma invece la sua spiegazione è molto semplice.
Seppure la fattispecie su cui è intervenuta la prefata sentenza riguardasse il risarcimento del danno per licenziamento illegittimo, la Suprema Corte ha ribadito un principio di portata generale secondo cui il magistrato può giudicare (ed eventualmente riconoscere con la sentenza) solo quanto è stato chiesto dalle parti e non di più (al massimo, di meno).
Pertanto se un soggetto agisce al fine di ottenere il risarcimento dei danni conseguenti ad un inadempimento contrattuale, chiede solo la restituzione del prezzo che ha pagato, ma dimentica di richiedere anche il risarcimento per le spese affrontate, non ne potrà vai vedere la liquidazione anche se ne avesse diritto.
Pertanto, si richiede in colui che voglia iniziare una causa per ottenere un risarcimento del danno di fare molta attenzione a quantificare, nell’atto di citazione o di ricorso da presentare in tribunale, l’importo esatto preteso. Infatti, un’errata indicazione della somma potrebbe esporre a due grossi rischi:
- da un lato, se si richiede una somma eccessiva rispetto a quella che effettivamente compete, il giudice potrebbe ritenerti “parzialmente soccombente” nella causa, non avendo integralmente accolto la tua domanda. La conseguenza di una soccombenza parziale si riverbera sul riparto delle spese, ovvero, il Giudice disporrà la compensazione delle spese di lite; in altri termini ciascuna parte sopporterà le spese del proprio legale. Facciamo un esempio: Tizio chiede un risarcimento per un incidente stradale e quantifica il danno in cinquantamila euro, pur avendo subito un comunissimo colpo di frusta, per il quale il risarcimento può arrivare a massimo di tremila euro. In questi casi, se l’attore vince la causa, ma ottiene solo una parte di quello che aveva chiesto, le spese legali verranno compensate tra le parti.;
- dall’altro lato, se si richiede una somma inferiore a quella che potrebbe spettare, il giudice quand’anche si accorga che l’attore e/o ricorrente ha diritto a un risarcimento maggiore, non potrebbe riconoscertelo perché resta vincolato alla tua domanda formulata nell’atto processuale e non può salire sopra questa. Diversamente la sentenza sarebbe illegittima per il cosiddetto vizio da “ultrapetizione”.
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